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Intervista a Andrea Cavalera

Intervista a Andrea Cavalera, filmaker gallipolino

Andrea Cavalera, è un giovane filmaker gallipolino in corsa con il cortometraggio horror Veronica ai prossimi David di Donatello. Abbiamo recensito il corto qualche giorno fa (questo il link). Abbiamo fatto ad Andrea una breve intervista per permettergli di parlare di lui e del suo lavoro.

1) Brevi cenni biografici.

Sono nato a Gallipoli, in provincia di Lecce, il 12 settembre 1992. Diplomato al Liceo scientifico, laureando in giurisprudenza presso l’Università del Salento.

2) Quando e come hai cominciato?
Amo il cinema fin da quando avevo tre anni e vidi per la prima volta “La mosca” di David Cronenberg. Da allora un lungo cammino, che mi ha portato a girare i miei primi cortometraggi tra il 2008 e il 2009 con una handycam della Sony (quelle che si usano - forse ormai nemmeno più - per girare i filmini dei compleanni, giusto per intenderci).

3) Perchè hai scelto di dedicarti al cinema?
Non è stata una scelta. È stata una necessità. Non ho mai potuto farne a meno.

4) Quali sono state le influenze?
Dario Argento, David Cronenberg, Wes Craven, Mario Bava, Quentin Tarantino, Martin Scorsese… tutti pezzi da novanta!

5) Genere preferito/perché:
Il mio genere preferito è l’horror. Credo che con l’horror si possa raccontare l’essere umano nella sua completezza. Immergermi nel profondo dell’animo umano, esplorare le più recondite e primordiali paure, raccontare il più forte e antico sentimento dell’uomo, mi permette di esorcizzare anche le mie, di paure. Inoltre, è un genere in cui si può sperimentare un sacco, uscire fuori dagli schemi, azzardare ecc.

6) Segni distintivi del tuo modo di lavorare/riprendere:
Oltre che accompagnare gli attori in ogni singola scena, cercando di farli immergere il più possibile nella storia in cui sono coinvolti, la mia maggiore attenzione è nella scelta delle inquadrature. La macchina da presa è l’occhio del regista. Il pubblico vedrà la storia attraverso gli occhi del regista. E’ per questo che per me è molto importante lavorare sulle inquadrature. Voglio dare un tocco personale, unico ma allo stesso tempo dare la possibilità a tutti di comprendere a pieno la mia visione, di indossare con piacere, anche solo per un quarto d’ora, i miei occhi.

7) Tutti possono realizzare un corto oppure bisogna seguire un particolare corso?
La migliore scuola è quella sul campo. Bisogna mettersi all’opera. Certo, è importante conoscere le regole del linguaggio cinematografico, perché come tutti i linguaggi (la musica, le arti figurative in senso stretto ecc) ci sono delle regole. Però se non ci si mette all’opera si rimarrà dei teorici. Dunque, tutti possono realizzare un corto, purché si abbia passione, tanta motivazione, spirito di sacrificio e conoscenza del linguaggio. Altrimenti il risultato sarà quello goffo, di qualcuno che tenta di parlare una lingua senza averla mai studiata.

8) ... e nel tuo caso?
La mia scuola è stata quella di divorare film da sempre. E poi leggere tanto, la cultura aiuta molto. Sono tutt’ora un auto-didatta.

9) Quanto è difficile realizzare un corto?
Realizzare un corto è quasi come vivere una gravidanza. C’è il momento del concepimento (scrivere un soggetto). Poi si passa alla sceneggiatura, alla scelta degli attori, delle location. Con il passare del tempo il progetto prende sempre più forma, fino a quando non si cominciano le riprese: e li’ comincia lo stress vero e proprio. Devo sempre avere tutto sotto controllo, non posso permettermi di non avere le idee chiare e i nervi saldi, una volta sul set. Infine, si passa al montaggio e alla composizione della colonna sonora. Ecco, la fase di montaggio somiglia alla sala parto. Dopo quella fase, nasce il cortometraggio. Vi lascio immaginare poi, che con attrezzature limitate e una mini-troupe, le difficoltà aumentano. E’ un processo molto impegnativo ma davvero gratificante.

10) Nei concorsi a cui hai partecipato avrai conosciuto diversi aspiranti registi, quali sono le caratteristiche che vi accomunano e le differenze?
Ho conosciuto diversi filmaker e sono tutti spinti da una grande passione. Intendiamoci: passione non significa talento. Quindi chi ha talento, riesce a distinguersi e ad emergere. C’è chi ha la fortuna e la possibilità di lavorare con più persone e magari un budget in gioco. Ma la vera differenza la fanno le idee. Apprezzo molto Emanuele Pisano e Giuseppe Marco Albano. E non posso non citare Francesco Corchia (che ho conosciuto al di fuori dei concorsi) ma col quale dal 2010 condivido questa passione, nella mia stessa città.

11) Un bravo attore (o attrice) che cosa deve avere di speciale?Che cosa deve essere capace di fare precisamente?
Un attore recita. Un “bravo” attore, interpreta. La differenza è abissale. Un bravo attore dovrebbe essere in grado di lasciare la propria identità e assumerne un'altra subito dopo il ciak. Credo ci voglia talento e molto esercizio.

12) Progetti futuri e obbiettivi di lungo periodo
Nel futuro più imminente mi aspetta un videoclip musicale di un giovane esordiente rapper, poi prenderò una piccola pausa per concentrarmi sulla mia laurea. Nel 2017 credo mi dedicherò al mio prossimo cortometraggio ma ancora ho le idee confuse. Ho un progetto per un documentario, una commedia, un horror e un corto sperimentale-fantascientifico. Come è sempre successo, arriverà il momento in cui uno di questi progetti prevarrà sugli altri e deciderò di farlo.

13) Cosa ne pensi della produzione indipendente di film/corti?
Il cinema indipendente sarà il futuro. Ne sono convinto. La produzione indipendente consente la massima libertà di espressione creativa.

14) Distribuzione gratuita tramite la rete via youtube-facebook, quanto serve, quanto ti ha aiutato?
Aiuta davvero tanto. Fino a vent’anni fa si doveva partire con zaino in spalla e due lire in tasca per cercare fortuna. Oggi, prima di partire, ci si può preparare il terreno da casa. Grazie a Facebook e Twitter ho stabilito contatti importantissimi.

15) Consiglia un film/regista.
Consiglio fortemente il cinema di David Cronenberg. Da vedere in ordine cronologico, dal primo all'ultimo. È come una grande enciclopedia del cinema. Un occhio di riguardo, ovviamente, per “La mosca” del 1986.

16) Consiglia una canzone/album.
La mia canzone preferita: Under pressure (D.Bowie/Queen).

17) Consigli per chi volesse intraprendere il tuo stesso cammino.
Mai perdere di vista l’obiettivo (in tutti i sensi). Mai montarsi la testa: ogni cosa che si fa non è altro che un tassello che si aggiunge ad altri migliaia e milioni. Confrontarsi e dialogare sempre con altri filmaker, magari più esperti. Soprattutto guardare tanti film.

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