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Nuovo brano ed intervista Il Terzo Istante

Intervista e pubblicazione del nuovo brano

Di B. Carrozza a Il Terzo Istante

Prima classica domanda di rito: com’è nata l’idea alla base de “Il Terzo Istante”?

Ciao, prima di tutto grazie per l’opportunità che ci state dando.Venendo alla domanda, il progetto è nato in modo molto spontaneo, senza particolari idee alla base, se non quella di mettere in piedi un gruppo con il quale realizzare pienamente tutto ciò che non eravamo riusciti a fare nelle nostre precedenti esperienze.  Diciamo che l’inizio ha sorpreso anche noi, tutto ci è venuto in maniera molto istintiva e naturale.

Ci spiegate il significato dietro al nome della band?

Il nome della band ha a che fare con le fasi del processo creativo, che la dottrina divide in momenti (dunque “istanti”..) progressivi e sequenziali. Il primo momento è quello della raccolta delle informazioni, il secondo è quello dell’elaborazione, mentre il terzo istante è quello dell’esplosione della febbre creativa, l’attimo in cui tutto diventa chiaro e ciò che è stato elaborato nelle precedenti fasi prende corpo. Il nostro nome è un omaggio a quel preciso momento, che rappresenta l’essenza di tutto ciò che amiamo della musica e che identifica bene la situazione in cui ci trovavamo al momento della scelta del nome del gruppo.

Le vostre precedenti esperienze con Fatty Chaos e The Scrabble, che conosco bene tra live torinesi e splendidi EP, cosa vi hanno insegnato?

Tantissimo, quasi tutto. Sono state esperienze bellissime e formative che ci hanno portato a collaborare con persone e suonare con musicisti che ci hanno insegnato tanto.

Ci raccontate lo sviluppo del video di “Non Sai”?

L’idea era quella di fare un video di presentazione del progetto, molto semplice e “suonato”. Volevamo realizzare una clip che non distraesse dal brano e mostrasse semplicemente chi siamo e cosa facciamo. Il risultato finale ci è piaciuto molto e gran parte del merito va a chi si è occupato della realizzazione, due videomakers torinesi che collaborano sotto il nome di Ascandre Microproduction.

Avete trovato difficoltà nella costruzione dell’architettura delle canzoni e nell’ interazione tra gli strumenti senza l’ausilio del basso?

Per ora l’assenza del basso non ci ha influenzato molto dal punto di vista della costruzione dei brani, nonostante i nostri pezzi siano anche ricchi di spunti ritmici. Un discorso diverso, invece, riguarda l’arrangiamento: compensare la mancanza del basso da un lato costringe ognuno di noi a sacrificare, in certi frangenti, il proprio strumento, dall’altro ci “apre la mente”, nel senso che ci obbliga a trovare soluzioni sempre nuove, inusuali e funzionali al brano, piuttosto che accontentarci di fare le scelte più immediate e convenzionali. Per certi versi è più faticoso, ma è sicuramente una cosa stimolante.

Qual'e' la situazione dei locali e dei live a Torino ed in generale in Italia per una band emergente e nuova come la vostra?

Diciamo che confrontandoci nel corso di questi anni con band che provengono più o meno da tutta Italia, ci siamo resi conto che la situazione a Torino è sicuramente più favorevole rispetto ad altre città del nostro paese. Almeno sotto l’aspetto della possibilità di suonare, qui non ci si può lamentare. Quello che manca ovunque in Italia è sicuramente il riconoscimento del ruolo del musicista: non solo da un punto di vista economico ma anche da quello del rispetto per la categoria e per l’attività che svolge. Ovviamente ci sono delle eccezioni anche qui, ma in linea di massima la considerazione della professione del musicista in altri paesi europei corrisponde a quella che viene data a qualsiasi altra professione, cosa che non avviene in Italia.

Per Lorenzo (voce e tastiera, ndr): ti senti più a tuo agio a scrivere i testi in italiano o in inglese come in passato con i The Scrabble?

Sicuramente scrivere in inglese è più semplice: ovviamente si deve avere un “minimo” di padronanza, però è una lingua che si presta ad adattamenti di vario tipo, che riguardano sia gli aspetti metrici, che quelli fonetici. L’italiano è di per sé una lingua più difficile, dal punto di vista sintattico e grammaticale, ma la vera differenza secondo me sta nel fatto che in Italia abbiamo una cultura lirica molto più profonda: in altre parole l’ascoltatore inglese vive il testo quasi esclusivamente in funzione della musica, non è così esigente in questo senso. In italia è diverso: siamo più sensibili a questo aspetto ed è dunque più difficile scrivere qualcosa di realmente interessante in maniera che non risulti banale o cacofonico. Comunque, per concludere, scrivere in italiano mi dà molta più soddisfazione.

Per Fabio (chitarra, ndr) : il suono attuale è molto diverso da quello a cui ci avevi abituato con i Fatty Chaos, hai deciso di ripartire da zero o in qualche modo l’esperienza maturata ha cambiato, se è cambiato, anche il tuo modo di suonare?

E' sempre difficile cambiare il proprio sound chitarristico, ancor di più se questo è maturato dopo anni di composizione in una band tanto diversa da Il Terzo Istante. Ho mantenuto uno stile più morbido e per certi versi più lineare rispetto al passato cercando di inserire elementi a me nuovi, con l'aiuto di effetti a pedale in più, quali ad esempio delay e octaver. Invece per quanto riguarda gli arrangiamenti ho sentito l'esigenza di staccarmi da soluzioni di esclusivo impatto sonoro, a favore di riff più ritmici e “rimbalzanti”. In questo momento infatti, la mia priorità rimane quella di essere al servizio della canzone per far risaltare il più possibile le parti vocali e il mood in sé del pezzo.

Per Carlo (batteria,ndr): se non ricordo male provieni da ambienti ben più metallari, è un esigenza recente o hai sempre convissuto con quest’anima quantomeno più “compassata”?

Ho  sempre suonato metal e lo suono tuttora nei Taste Revenge. Se uno è stato metallaro non gli passa più la voglia di distorsione e potenza sonora, ma questa è apportabile ad ogni genere. Tuttavia quello che fa la differenza, è trasmettere al pubblico, qualunque sia il genere che suoni! A volte mi da più carica un duo blues rispetto ad un quintetto metal… ci sarà un motivo? L’esigenza di avere due progetti totalmente diversi è nata nel 2007, anno in cui per la prima volta mi ci sono ritrovato e ho scoperto di non poterne più fare a meno: i miei ascolti sono molto più vari rispetto a dieci anni fa e quindi mi piace anche sperimentare in altri generi, pur mantenendo l’anima un po’ più dura legata alle mie origini.

Ultima classica domanda di rito: progetti per il futuro?

A breve torneremo a registrare, sempre presso l’AYR STUDIO di Moncalieri (TO) e sempre in semi presa diretta, come già fatto per “Non sai” e “Come ti senti?”. Abbiamo intenzione di produrre altri 2 brani per completare un ep di 4 pezzi che faremo uscire presumibilmente prima dell’estate. Poi probabilmente realizzeremo altri video, da diffondere sul web a supporto dell’attività live, che intensificheremo nei prossimi mesi.

Ci parlate del nuovo brano in uscita?

“Come ti senti?” è stato il primo pezzo che abbiamo composto, durante la nostra prima sessione di prove. Nelle intenzioni iniziali avrebbe dovuto essere il brano di lancio del progetto, poi, a due settimane dalle riprese del video, abbiamo cambiato idea preferendo realizzare la clip su “Non sai”. E’ un brano che racconta la condizione di tutti quelli che si trovano a subire scelte insensate, scellerate e soprattutto imposte dall’alto. “Come ti senti?” è la domanda retorica che poniamo a quella minoranza di persone che stanno distruggendo il nostro mondo e il nostro futuro.

Grazie di averci concesso l'intervista

Grazie a voi e a presto!

 

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