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Black Garden live

Il suono di Seattle nei locali del Salento

Di Cinzia Gianfreda

<< Son, she said, have I got a little story for you (…) Oh I, I’m still alive…>> : sono le parole rumorosamente benfatte di “Alive”, canzone contenuta in “Ten”, primo album dei Pearl Jam e immancabilmente cantata in tutti i loro concerti che hanno vita da vent’anni e la si potrà anche ascoltare Giovedì 17 Novembre, presso il Black Betty di Lecce, dove si esibiranno i Black Garden: tribute band mossa dalla grande passione per la musica dei Pearl Jam, considerati i “sopravvissuti del grunge” che insieme ai Nirvana, Soundgarden e Alice In Chains sono stati i maggiori rappresentanti del movimento di Seattle. E a distanza di oltre dieci anni dalla nascita del grunge, sono ancora nel grande circo del Rock .

I Black Garden nascono nel Maggio del 2009, da un'idea di Walter Caggia e Fabrizio Rollo. L’attuale formazione vede Francesco Chetta al Basso, Walter Caggia alla Voce, Emma Argentieri e Riccardo Basile alle Chitarre e Gianni Macavero alla Batteria. Sin da subito si è creata tra i 5 una grande affinità umana e musicale, e ben presto hanno iniziato ad esibirsi nei locali del Salento, presentando una selezione dei pezzi più famosi dei Pearl Jam, rigorosamente in elettrico. Successivamente è nata l'idea di ampliare la songs list con brani in acustico, che comprendessero una più grande fetta della discografia della band di Seattle. E’ iniziato quindi un lungo periodo che ha visto il susseguirsi di sempre più numerosi unplugged, durante i quali è possibile ascoltare la loro personale rivisitazione, in chiave acustica, della musica dei 5 di Seattle: città indiscutibilmente considerata la culla del grunge. Da questo momento per la band si avvia un processo di crescita e maturazione che li porta ad incontrare e approfondire un mondo diverso da quello del suono elettrico, sviscerando sonorità morbide, vellutate e all'occorrenza energiche, cercando di ricreare quell’atmosfera malinconica e disillusa, a volte quasi depressa, tipica della poetica grunge.E’ comunque un’impresa non facile quella di suonare e re-interpretare la voce profonda e calda del leader Eddie Vedder e il grunge dei Pearl Jam : quel grunge che, d'altronde, è un movimento che si contraddistingue principalmente per la sua origine geografica e per il malessere di fondo, tipico della disillusione post anni '70, che esprimono i suoi adepti, più che per le caratteristiche formali della musica che ne è l'espressione. Tuttavia, ciò non toglie meriti ai Black Garden e al loro spettacolo estremamente grunge ed intriso delle diverse influenze musicali che ognuno dei membri della band si porta dietro.

La stagione 2010/2011 è densa di unplugged, durante i quali viene fuori l'animo più intimo dei 5 salentini e la loro parte più emotiva, con la quale riescono a catturare una fetta sempre più considerevole di pubblico e garantendo uno spettacolo sempre più attento ai dettagli. Ascoltando pezzi quali, “Black”, “Crown of thorns”, “Better man” l'obiettivo resta sempre lo stesso: rivivere la grande musica dei Pearl Jam che è una grande comunicatrice di sentimenti, di idee, di paure, di vita, di follia, proponendone una versione quanto più fedele all'originale, ma al tempo stesso rivisitata da un'ottica molto personale.

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