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I Festival musicali e l'economia

Dove vanno e come si muovono i ricavi della musica dal vivo

di Matteo Franza

Il 29 giugno, dopo aver ospitato gente come Arcade Fire, Jack White, Black Keys, M.I.A., Lana del Rey, Arctic MonkeysInterpol, Lily Allen, Massive Attack, Skrillex, Pixies, si è chiusa a Worthy Farm l’edizione 2014 del Festival di Glastonbury, che è giustamente considerato il festival musicale più importante d’Europa.

La storia del festival inizia alla fine dell’Ottocento, quando concerti ed esibizioni teatrali erano organizzati per movimentare le estati del Somerset ed attirare un po’ di turisti (paese che vai, pro loco che trovi).L’edizione moderna inzia il 19 settembre 1970, il giorno dopo la morte di Jimi Hendrix, con 1500 persone che pagano una sterlina per piantare la loro tenda e godersi due giorni di concerti. Gli special guest erano i Kinks (che nemmeno si presentarono). Negli anni Ottanta si trasforma in quello che conosciamo, ovvero un festival meraviglioso che dura 3 giorni, con i biglietti che ormai costano circa 250 euro, e che generalmente finiscono in un’ora e mezza. L’Economist ha provato a dare una spiegazione al successo dei festival musicali di questo tipo, ed al loro impatto sul mercato musicale. 

Agli inizi del 2000, due terzi dei ricavi degli artisti veniva dalla vendita degli album, e il resto veniva da live e merchandising. Adesso succede esattamente il contrario. Il download, sia legale che illegale ha di fatto ridotto al minimo i guadagni dalla vendita degli album, che sono ormai stati superati dai concerti dal vivo e dal merchandising come fonte principale di reddito per i musicisti in Gran Bretagna. I biglietti dei live hanno generalmente un margine abbastanza rilevante, mentre la vendita di magliette, poster e oggettistica contribuisce in modo secondario, ma non trascurabile, ad aumentare gli incassi. Ad esempio, i Rolling Stones, il cui primo tour risale a più di 50 anni fa, adesso vendono dei biglietti "VIP" a più di 1.000$ .

 

Anche i luoghi che ospitano i concerti hanno beneficiato di questa evoluzione. Ma sono i festival ad essersi dimostrati particolarmente vivaci. Secondo la Performing Right Society, un istituto che regola il copyright, nel 2011 le ‘arene’ hanno rappresentato circa 500 milioni di euro sul totale dei 2 miliardi di fatturato dal settore della musica dal vivo. Le cifre dei festival sono abbastanza simili, ma dato che i biglietti dei festival sono più costosi, bastano 272 festival per raggiungere il giro di affari messo insieme da 1000 concerti. Il punto è che i festival sono perfetti per i musicisti: raggiungi molto più pubblico con meno esibizioni, e puoi anche risparmiare sui tempi e sui costi dei tour. E sono perfetti anche per i ‘consumatori’, che riescono ad vedere molti più gruppi dal vivo, in un ambiente più informale (detto questo bisogna comunque precisare che può comunque trattarsi di un’esperienza più costosa del solito, anche perché bisogna pensare anche al cibo ed alle bevande).

In Gran Bretagna il periodo dei festival si è ampliato sempre di più, tanto che adesso va da maggio a settembre, e la deregolamentazione degli eventi dal vivo, avviata dal governo nel 2012, ha contribuito alla nascita di festival minori, considerando che adesso per organizzare un evento del genere la burocrazia è ridotta al minimo. Il successo dei festival crea comunque una sorta di problema di domanda e offerta. Questi eventi sono tutti in competizione fra di loro per aggiudicarsi gli artisti migliori, che per definizione non sono così tanti, così come fa notare Chris Carey, direttore di Media Insight Consulting, che segue il settore. Questo significa che le vecchie glorie sono molto contese, e sono considerate un’ancora di salvezza dagli organizzatori dei festival. I compensi richesti dalle star sono piuttosto salati, e questo significa che ci sono pochi soldi per  gli artisti meno noti. Molti festival minori hanno dovuto annullare tutto all'ultimo minuto perché non avevano venduto abbastanza biglietti. Ed in Europa la concorrenza è sempre più agguerrita: i festival in Croazia e Lettonia sono facilmente raggiungibili grazie alle compagnie aeree low-cost, offrono tanta di birra, buone band e un meteo particolarmente accogliente. Chi va a Glastonbury ha in genere almeno due di queste tre cose. E per quanto riguarda la terza, tutti sanno che nell’Inghilterra meridionale il tempo è quello che è, quindi se ci andate, portatevi un bel paio di stivali.

 

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