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The 2nd Law

Recensione sull'ultimo lavoro dei Muse

Di Benito Carrozza

I Muse, con The 2nd Law, hanno semplicemente posato il loro deretano britannico su unacazzo di Delorean, sono tornati indietro nel tempo, e hanno ripescato tutte quelle sonorità anni ’80 che credevamo sepolte assieme alla dignità di Den Harrow. Quindi rispolverate keytar e quei vestiti di alla pene di segugio che vostra madre custodisce segretamente, e che sono tutt’ora un pugno nei testicoli oltre che negli occhi.

E’ come se Matt fosse entrato in paranoia mentre guardava A-Team, e ha pensato che quelle atmosfere e quelle musiche fossero la VIA. Gli è presa la fissa e ha deciso di farne l’elemento caratterizzante dell’album.

Cioè io quando sono entrato in fissa con Burzum, magari ho pure incendiato qualche chiesa come lui, ma sicuramente non ho inciso album che si rifacessero al black metal norvegese. O comunque non l’ho fatto ascoltare a nessuno.

Ad ogni modo non si ha mai l’impressione che questo trip nel passato sia figlio di una sterilità di idee alla base, sembra più un concept album sul cattivo gusto. Però suonato con buongusto.

Tipo certe splendide barzellette sull’olocausto, ridi ma ti senti sporco dentro. All’incirca è proprio questa la sensazione che ti lascia The 2nd Law. Che è un po’ il sunto del fascino degli anni ‘80. O no?

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