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Intervista allo Specchio

Il terzo Istante, intervista e nuovo video

Di Benito Antonio Carrozza

1. “Rapporto allo Specchio” è il vostro terzo EP e va a chiudere la trilogia “fluo”. Qual è, se c’è, il filo conduttore che lega questi tre EP?

Si, innanzitutto la veste grafica, ideata e realizzata da Alessandro Damin, designer torinese e nostro storico collaboratore. Se non fosse stata impostata così dall’inizio, probabilmente avremmo incontrato maggiori difficoltà nel racchiudere i tre lavori in una trilogia organica. Poi, a livello di tematiche, il filo conduttore è sicuramente il tema del Presente, visto e raccontato da diversi punti di vista, ma comunque ricorrente nei nostri testi. E’ un argomento che ci sta molto a cuore fin dall’inizio, un concetto che, in maniera subliminale, è presente anche nel nome della band. Per noi è molto importante essere contemporanei. Essere qui, ora.

2. Questo EP si distingue dai precedenti anche per un maggiore uso di strumenti elettronici come moog e synth Pad, è stata una naturale evoluzione o qualcosa di più calcolato?

Direi naturale evoluzione: è molto difficile per un musicista stare troppo tempo senza comprare nuovi strumenti, e una volta che ti ritrovi ad averli, dopo il necessario periodo di “cazzeggio in cameretta”, il passo successivo è cercare di introdurli nel tuo set. Ora però dobbiamo fermarci un attimo perché altrimenti per le trasferte dobbiamo affittare un pullman di linea.

3. Dopo tre EP e tanti live in giro per l’italia, vi considerate soddisfatti di quanto fatto o tornando indietro cambiereste qualcosa del vostro percorso?

Siamo molto soddisfatti, siamo convinti delle scelte fatte e dell’impostazione che abbiamo dato al progetto, ma ovviamente in un percorso come il nostro è impensabile che fili tutto liscio. Ci sono errori di valutazione, ci sono passi falsi, ci sono problemi di budget, ma tutto serve ad imparare, a migliorare e a trovare soluzione diverse e “creative” per cercare di offrire sempre un prodotto di qualità. Per cui in definitiva no, non cambieremmo nulla.

4. Dopo tre EP pensate di continuare con questo tipo di formato o pensate di essere pronti per un vero e proprio album?

Siamo in piena promozione del terzo EP, per cui non abbiamo ancora avuto modo di pensare al prossimo lavoro. E’ possibile che ci venga voglia di cambiare, anche se al momento facciamo fatica a vedere la nostra musica contenuta in un album classico. Non si tratta tanto di essere pronti, quanto piuttosto di individuare il contenitore ideale per le proprie canzoni. Dunque tanto dipenderà anche da quello che ci troveremo a comporre.

5. Lorenzo, a nostro parere, riesce con i suoi testi a mantenere una naturale equidistanza tra un certo cantautorato ridondante e la vacuità del pop, senza rinunciare a lasciare dei messaggi e delle provocazioni al loro interno, in che modo ti rapporti a quello che scrivi? Da cosa trai ispirazione?

L’ispirazione, come accade per molti, nasce da quello chi mi circonda. Spesso, in particolare nell’ultimo lavoro, si tratta di cose o situazioni molto “quotidiane”. Quello che mi ha sempre affascinato nei testi, e dunque quello che cerco di riproporre nei miei, è la capacità di trasmettere concetti o immagini talvolta anche complesse, usando un linguaggio semplice e diretto. A volte ci riesco, altre meno. Altre volte ancora, come nel caso di “Rapporto allo specchio“, lavoro a quattro mani con altri autori, nello specifico Edoardo Sciacca.

6. Come nasce una canzone del Terzo Istante? C’è un iter che si è consolidato col tempo?

Generalmente partiamo da una struttura armonica ben precisa, accompagnata da un’idea di linea melodica. Su questo cerchiamo di costruire il brano e i relativi arrangiamenti. Poi però ogni brano ha una storia a sé per cui la trafila compositiva alla fine risulta essere sempre diversa. Ci è capitato di partire anche da un semplice riff, o da un testo. Diciamo che quando scrivi una canzone, qualsiasi spunto è buono per partire, l’importante è che poi si riesca a chiuderla. 

7. Negli ultimi anni in particolare si sente spesso parlare di furti di strumentazione, per non parlare di gestori di locali che si rifiutano di pagare o di far pernottare le band venendo meno a precedenti promesse, a voi è mai capitato qualcosa del genere?

Si, sui furti purtroppo se ne sentono sempre di più ed è una cosa davvero tristissima. Non osiamo immaginare come ci si debba sentire, dato che conosciamo il rapporto che il musicista ha con i propri strumenti. Per il resto, si, ne sono capitate tante anche a noi..Dai cachet ritrattati a condizioni che cambiano a posteriori..In generale il problema in questo settore è che spesso c’è mancanza di professionalità da parte degli addetti ai lavori, e questo tende a sminuire e svalutare il lavoro di coloro che invece vivono o provano a vivere questa attività in maniera professionale.

8. Com’è nata l’idea di quest’ultimo video e com’è stato lavorare con Stefano Giovannini e Federica Marta Carola Bruni?

Per l’idea alla base del video, in questo caso, ci siamo affidati completamente a Stefano e Federica. Da qualche tempo lavorano in coppia e dobbiamo dire che il risultato del loro lavoro ci ha davvero soddisfatto. Gli abbiamo dato carta bianca e solo qualche semplice indicazione generale su cosa avremmo voluto ottenere. Per il resto è tutto merito loro, di Lionello Gennero, l’attore protagonista, e della fantastica troupe con cui abbiamo lavorato.

9. Il Terzo Istante si è sempre dimostrato attento alle necessità della musica cosiddetta indipendente ed alle nuove modalità tanto di promuoversi quanto di sopravvivere, in questo contesto ci potete dire come vi siete avvicinati e per quale motivo siete tra le trenta band promotrici di Soundreef?

Ci siamo avvicinati a Soundreef, e loro a noi, grazie ad un amico e collega musicista torinese, Johnny Fishborn, anche lui parte dei 30 artisti che rappresentano questo progetto in Italia. E’ stato lui a segnalare a noi questa realtà, e contemporaneamente noi a Soundreef. Il motivo per cui abbiamo scelto di collaborare è la coerenza di fondo tra la loro filosofia e la nostra. Già da tempo ci eravamo svincolati dalla SIAE, in quanto contrari alla loro metodologia di gestione e ripartizione dei diritti d’autore, dunque quando abbiamo incontrato Soundreef ci siamo trovati subito d’accordo.

10. Com’è nata l’idea di lavorare con Kontu, voce dei mai abbastanza compianti Fatty Chaos, per la collaborazione per Cosmesi?

L’idea è nata più di un anno fa, quando Kontu partecipò alla nostra campagna crowdfunding su Musicraiser, acquistando un premio che prevedeva la realizzazione da parte nostra di una cover, scelta e registrata ad hoc per l’acquirente. Trattandosi di un amico e di un cantante abbiamo pensato che fosse più soddisfacente per tutti realizzare un featuring su un nostro pezzo inedito e così abbiamo iniziato a lavorare a Cosmesi. Ci è voluto un po’ di tempo dato che lui vive in Inghilterra, ma per fortuna la tecnologia ci è stata d’aiuto e siamo riusciti a portare a termine il progetto e pubblicare questo brano nell’ambito della promozione del nostro ultimo EP. W la tecnologia, w i Fatty Chaos.

 

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